Don Noè: il "cacciatore di vite"
Tribuna di TV 2014
Prete ed ex missionario aiuta gli oriundi del Vittoriese a ritrovare le radici Da 30 anni procura i documenti e li autentica: «Qualcuno vuole anche tornare». Già 4000 emigranti aiutatiPiù di 4 mila nipoti e pronipoti di emigranti, originari di Vittorio Veneto e del territorio della diocesi, approdati in terra brasiliana sono diventati cittadini italiani grazie a quel “topo d’archivio che da 30 anni è don Noè Tamai. E proprio ieri pomeriggio, il sacerdote, che è a riposo presso l’Opera Papa Luciani di Santa Lucia di Piave, è stato raggiunto da due signore di Curitiba, in Brasile, della famiglia De Conto di Miane, che lo hanno ringraziato per le sue ricerche e, quindi, perché sono state riconosciute cittadine italiane.
Don Noè è nato il 10 novembre 1932 a Silea, è prete dal 1956, dal 1964 al 1978 è stato missionario a San Matheus, nello stato brasiliano dello Espirito Santo. Poi è rientrato in Italia, ha fatto il parroco di Zoppè di San Vendemiano e, dal 1998, a Sarano. Oggi, nonostante l’età avanzata, ma ben portata, è vicario parrocchiale di Santa Lucia di Piave e Sarano ed è stato nominato dal vescovo monsignor Corrado Pizziolo "incaricato diocesano per le ricerche genealogiche presso gli archivi parrocchiali". Un incarico inusitato, che, però, monsignor Pizziolo non ha avuto difficoltà a riconoscergli. «Mi consente di certificare presso le competenti istituzioni brasiliane l’autenticità dei certificati di battesimo, riconosciuti anche come certificati di nascita, che servono ai discendenti degli emigranti trevigiani in Brasile di fine 1800, per acquisire la sospirata cittadinanza italiana».
È da 30 anni che don Noè gira di archivio in archivio, gli ultimi frequentati (proprio nei giorni scorsi) sono quelli di Lutrano e Colfrancui. Migliaia i chilometri compiuti, ovviamente a titolo di servizio gratuito. Non solo, il sacerdote – che è stato anche assistente dell’associazione “Trevisani nel mondo”, che lo vede ancora impegnato per i suoi rapporti ormai storici con l’emigrazione di Marca – ha ricostruito numerosi alberi genealogici, come quello di monsignor Paolo Antonio De Conto, vescovo di Montenegro (Rio Grande do Sul, Brasile); don Noè è risalito fino al 1871 per scoprire i suoi antenati. «Il certificato di battesimo per ottenere la cittadinanza italiana mi viene chiesto anzitutto per conoscere la propria identità» spiega Tamai «ma fino a due anni fa anche per trovare lavoro in Italia, come è accaduto per numerosi trevigiani. Con la crisi che imperversa anche nella Marca, oggi non c’è più questa opportunità». Corsi e ricorsi della storia. Oggi è il Brasile ad aiutare l’Italia. Non mancano, infatti, i trevigiani che riprendono la valigia, pardon il trolley, per cercare impiego nell’economia emergente del lontano paese. «Nei giorni scorsi è partito anche un mio cugino che va a fare il sommelier oltre oceano» racconta il sacerdote. Di questi tempi la cittadinanza permette ai figli di chi la riceve di venire a studiare in tutti i Paesi europei, rendendo possibile il passaporto Ue».
Comentários
Postar um comentário